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  • La drammatizzazione teatrale alla scuola dell’infanzia Ada Bolchini dell’Acqua

La drammatizzazione teatrale alla scuola dell’infanzia Ada Bolchini dell’Acqua

Fare teatro nella scuola dell’infanzia non significa fare la recita!
Non è produrre un lavoro preconfezionato ma aprirsi ad un’esperienza giocosa, di ricerca e sperimentazione, restituendo ai bambini il ruolo di esploratori, nutrendo il loro stupore e la loro curiosità.

Il laboratorio del teatro stimola i bambini in nuovi tipi di relazioni, li aiuta proprio ad aprirsi alla relazione. La Scuola Ada Bolchini dell’Acqua ha deciso di proporre nell’anno scolastico in corso, un percorso di drammatizzazione teatrale per i bambini di cinque anni, iscritti alle due classi dell’infanzia delle tartarughe e dei delfini.

Il percorso, che è quasi alla conclusione, è strutturato in quattordici incontri settimanali consecutivi ed è condotto dal maestro Alberto Soncini, professionista diplomato, nel 2015, come attore presso la “Scuola campo teatrale” ed educatore teatrale e musicale.

“La relazione con i bambini per me è sempre stata appagante e fertile” dice il maestro “le mie passioni e le mie competenze si sono unite attraverso e per i bambini dell’infanzia. Spesso utilizzo i due linguaggi, sia teatrale che musicale perché anche le canzoni e le danze hanno a che fare con l’espressività individuale, grazie al gruppo” precisa.

“L’approccio che propongo”, spiega il maestro Soncini “è principalmente ludico, non orientato alla performance ma alla scoperta delle possibilità creative del bambino. Lo stesso impara ad allenare sempre di più uno sguardo nuovo sulla realtà ed i compagni, poche regole, poi il silenzio, la concentrazione, il controllo di parti del corpo. I bambini sanno sorprenderci, e nel GIOCO TEATRALE attivano, ciascuno a modo proprio, quella capacità immaginativa e di immedesimazione che è innata in loro. Tutto questo genera benessere nel singolo individuo e nella relazione di gruppo”, aggiunge il maestro Soncini.

Il maestro di teatro ha utilizzato nel suo progetto la favola di Pinocchio, la stessa che ha permeato anche il progetto educativo delle maestre della scuola, in questi mesi.

Il libro letto da queste ultime intitolato “le fiabe intagliate” ha dato lui suggerimenti per lavorare vocalmente, fisicamente ed espressivamente nonchè emotivamente, in modo informale, proponendo giochi per entrare nella favola, contenitore fantastico.

La fiaba è diventata, dunque, un pretesto per lavorare sugli elementi di base del teatro che servono a livello relazionale: i bambini si sono messi in gioco ed ecco trasformarsi in cose, esseri o creature, ognuno di loro è diventato autore e ha sperimentato la propria creatività

Durante i suoi incontri il maestro Soncini guida i bambini in modalità non direttiva, attraverso giochi di gruppo e di coppia, alla scoperta del personale mondo espressivo, proprio grazie all’immaginario offerto dal dramma: si tratta di giochi di fiducia, di ascolto, di relazione, di energia, di coralità.

Ogni incontro del maestro Soncini con i bambini inizia attraverso la canzone del saluto e termina con la canzone dell’arrivederci, proprio per dare un segno netto che in quel tempo esiste lo spazio del teatro per essere altro da sé: non solo perché i bambini qui giocano a trasformarsi ma anche perché hanno l’occasione di sperimentare relazioni differenti.

Ed ecco che il maestro presenta alcuni paesaggi immaginari agli angoli della stanza: la casa di Pinocchio, la casa della Fata, la pancia della Balena, il Paese dei Balocchi… i bambini si trasformano nei vari personaggi, abbinano azioni ad ogni luogo, dosano la propria energia e imparano a controllare il sé divenendo sempre più bravi a gestire lo spazio e ad usare il corpo in modo diverso, imparando a collaborare per raggiungere l’obiettivo, il rispetto, la tolleranza, sviluppano una sempre maggiore immaginazione ed attenzione.

E’ l’utilizzo della storia e delle immagini della stessa che permette al maestro di proporre i giochi e le aree tematiche: Pinocchio si trasforma da pezzo di legno, poi viene scolpito, poi diventa burattino, poi danza, poi va da mangiafuoco, poi diventa bimbo vero, poi gli si allunga il naso: la storia di Pinocchio diventa fonte di ispirazione per trovare un pretesto per lavorare sul corpo, il ritmo, la voce e per vivere la storia “su sé stessi”.

“Con il gatto e la volpe le classi hanno lavorato sulla costruzione di micro-personaggi: il gatto (atteggiamento meschino, schiena curva), la volpe (schiena arquata, vanitosa, ancheggiante, artigli sottili, voce acuta). I bimbi li hanno resi cattivissimi, hanno anche espresso la propria rabbia, quella parte oscura dell’io”, afferma il maestro Soncini.

Sono stati fatti giochi imitativi, evocato paesaggi sonori, cantato creando le canzoni del gatto e della volpe, inventato i dispetti da fare al gatto e la volpe che poi, sono stati inseriti nella canzone.

“Perché la musica non ha bisogno delle parole e parla all’individuo in maniera profonda e veloce” precisa il maestro Soncini.

“Uno dei miei obiettivi attraverso il laboratorio teatrale” spiega il maestro “è che ogni bambino si senta visto ed accolto ed abbia la possibilità di esprimersi nella propria libertà creativa, anche come individuo. I bambini attraverso il progetto che seguo allenano uno sguardo sempre più nuovo sulla realtà e sui compagni. Bambini che inizialmente erano timorosi o diffidenti verso me o verso questo modo di giocare, si sono via via lasciati andare, abbiamo lavorato sulle timidezze e sulle insicurezze individuali” precisa il maestro.

Le classi sono appena entrate nel Paese dei Balocchi: al termine del percorso il maestro Soncini condividerà con le famiglie i momenti che hanno più coinvolto i bambini ed alcuni esercizi, per fare sì che gli stessi siano padroni di sapere giocare autonomamente: per esempio – anche se il percorso non è ancora concluso – i bambini cantano spesso da soli, in assenza del maestro, la canzone che introduce gli incontri.

Il pensiero delle maestre della classe delle Tartarughe e dei Delfini: la crescita del sé nella relazione con l’altro

Il progetto TEATRO della scuola Ada Bolchini dell’Acqua è rivolto ai bambini delle due classi delle Tartarughe e dei Delfini, seguite rispettivamente dalle insegnanti Patty e Valentina.

“Il teatro aiuta i bambini nella presa di coscienza di sé in relazione con gli altri.
Io sono convinta che quella del gioco-dramma sia un’attività privilegiata per loro. Se li lasciamo fare, attraverso la stessa loro si raccontano. Attraverso le storie che improvvisano, ripetono, riproducono, imitano, inventano, rielaborano, loro raccontano l’universo dei loro sentimenti e dei loro pensieri, di quelli che attraversano la loro mente e il loro cuore, inteso come sfera affettiva e spirituale. Allora racconteranno gioie e dolori, angosce e paure, felicità e spensieratezze, bisogni e desideri”
è il pensiero della maestra Patty.

“Per noi insegnanti il laboratorio di espressione teatrale è un utile strumento per la conoscenza di aspetti nuovi ed importanti dei bambini stessi e permette di avere ulteriori elementi di analisi. Il percorso didattico porta i bambini a esplorare i propri strumenti espressivi, il corpo e la voce e in un clima informale i bambini, pur seguendo delle regole – quale gioco non ne ha – possono sentirsi liberi di esprimersi” dice la maestra Valentina.

Tra i fini e gli obbiettivi che sono stati sino ad ora raggiunti dalle due classi grazie al percorso proposto dal maestro Soncini vi sono l’ascolto attivo e l’inclusione infatti, il gruppo, viene percepito come una risorsa.

Il percorso di drammatizzazione teatrale è in linea con lo spirito educativo della Scuola Ada Bolchini dell’Acqua, una scuola che non smette di credere nella centralità del bambino, come essere unico e speciale. Un percorso, dunque, che permette di fare emergere ogni bambino nella propria individualità, creatività e spontaneità, permettendo una maggiore consapevolezza, nella ricerca e nella crescita del sé, nella relazione con l’altro.

Tag:creatività, drammatizzazione, progetto teatro, sperimentazione, teatralità

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